La Storia

La scommessa di Romualdo. In Vespa attraverso l’Italia.
La creazione dell’azienda, l’unità della famiglia, il coraggio
dell’imprenditore.

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1951 La guerra è finita da pochi anni.

E’ tempo di crisi ma anche di opportunità. Romualdo Neri ha fatto il fabbro, ha verniciato i piloni delle linee elettriche ferroviarie, ha guidato camion e pullman. Festeggia il 23° compleanno e diventa orafo per “conto  terzi”. Non trova solo lavoro, ma anche la collaborazione della mamma e della sorella. Quando la domanda aumenta, si guarda intorno e comincia ad assumere anche gli amici. L’impresa è di famiglia, il laboratorio è la casa. Prima una stanza, poi anche il garage e infine un nuovo piano costruito per questo. E’ bravo e l’azienda funziona: si aggiunge un altro laboratorio in un locale vicino.

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Nel 1956 il grande salto: lavoro e marchio proprio, 26AR. Quella di Romualdo è la 26° delle oltre mille imprese che negli anni successivi caratterizzeranno l’economia aretina. Esperienza positiva con un socio che purtroppo dopo pochi anni decide di trasferirsi in Venezuela. La piccola società non ha più le forze necessarie e Romualdo decide di tentare altre strade.

In valigia mette esperienza, coraggio, voglia di cambiare. Sarà una valigia che lo accompagnerà per molti anni attraversando l’Italia. Sulla Vespa e con la famiglia. La moglie Annide sarà per tutta la vita, il punto di riferimento: nel lavoro, nella quotidianità, nella cura dei figli. Non solo lo segue, ma lo sostiene con convinzione nei cambi di regione, di città, di abitazioni. E’ la colonna nei momenti più duri e difficili.

Da imprenditore, Romualdo, si trasforma in dirigente d’azienda. Prima alla Balestra di Bassano del Grappa, poi alla Filippini di Verona e infine la Texuflex di Vicenza.
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Dalla sua valigia tira fuori l’esperienza del piccolo laboratorio ed esporta questa formula in Veneto: un nucleo centrale e una costellazione di piccoli laboratori familiari. Crea lavoro e rapporti. La mattina carica l’oro in Vespa, fa il giro dei collaboratori, torna a fare il dirigente d’azienda e quindi, alla sera, risale sulla Vespa e ritira la produzione quotidiana.

Quando questa esperienza arriva all’apice e a maturazione, Romualdo, non attende che inizi la parabole discendente. L’istinto e la voglia di cambiare continuano a guidarlo.

Stavolta fino in Calabria dove può trovare la manualità necessaria per il core business dell’azienda: la catena a mano. La meta è Torretta di Crucoli in provincia di Crotone, dove le ragazze fin da piccole tessono con le madri e le nonne per preparare il corredo: tale manualità può essere sfruttata per creare la catena.

E’ il 1971. Il lavoro è inesistente, le donne stanno in casa, i contratti regolari sono un miraggio. Romualdo assume e regolarizza diverse decine di giovani ragazze. Finisce per mettere in discussione equilibri storici e illegalità. Le minacce si moltiplicano. Alla fine la decisione dolorosa, ma inevitabile: lasciare la Calabria e tornare dove tutto era iniziato.
Per trasferire rapidamente la produzione, ha bisogno di uno stabilimento già pronto: lo trova a Caprese Michelangelo in provincia di Arezzo.
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E’ il 1972. Romualdo continua a puntare sul suo prodotto classico, la “corda” a mano, e decide di ampliare la produzione.
L’argento si accompagna all’oro: nel rispetto della crisi che comincia a dare i primi segni e della diversificazione che sarà una caratteristica del marchio Neri. E’ degli anni settanta il ciondolo a pesciolino smaltato a fuoco che sarà una sorta di “marchio di fabbrica” nella storia di famiglia. Anelli, catene, croci. A Romualdo si affiancano in modo stabile i figli Danilo, Carlo e Luana. Lo sviluppo sembra inarrestabile.
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L’azienda riapre nel 1988. Non più a Caprese Michelangelo ma ad Arezzo. E con la famiglia Neri c’è un gruppo di collaboratori: non sono semplici dipendenti, ma persone chiamate ad essere protagoniste dello sviluppo dell’impresa.
E nemmeno loro si arrendono nel momento più difficile. Si riparte con una condizione che diventa irrinunciabile: si lavora e si lavorerà solo con il marchio di famiglia. E’ la strategia vincente. L’azienda si specializza nella produzione della catena vuota, l’asse portante che la renderà leader nel settore, consentendole di crescere nonostante la crisi economica mondiale, il dramma del settore orafo, la trasformazione della domanda e dei mercati.
La Neri punta sull’ innovazione: brevetti e nuovi prodotti. Sul design e sulla qualità. Sull’ internazionalizzazione e quindi sulla personalizzazione dei prodotti per ogni mercato estero. Ciò che va bene a Londra può non andare bene a Dubai e la Neri  elabora e realizza un catalogo per ogni area del mondo nella quale opera.
La formula è vincente. La Vespa di Romualdo è in garage da ormai molti anni. Prima i figli e adesso i nipoti volano dall’Europa all’Asia ai paesi Arabi. La terza generazione si sta preparando non solo all’ingresso in azienda ma ad aggiungere in essa il valore di nuove e moderne professionalità.
Tutto è cambiato ma non il nome e i valori della famiglia Neri.